“Qualche tempo fa Berardino Lombardo aveva lasciato La Caveja, il locale di Pietravairano di cui era chef e patron, senza dare più notizia di sé. Lo abbiamo ritrovato di recente a portare in giro per manifestazioni gastronomiche e botteghe gourmet la “stringata”, straordinario salume di sua creazione. Un po’ stufo della vita da ristoratore, ha preferito infatti lasciare quel mondo per dedicarsi all’allevamento di maiali di razza nera casertana e alla cura della terra alle pendici del vulcano di Roccamonfina, nella storica Terra di Lavoro:«Qualcuno mi ha detto “che fai, invece di andare avanti torni indietro?” ma questo per me non è un passo indietro, bensì un ritorno alla terra, alla materia prima. Ora mi voglio concentrare su questo» racconta lui che, nonostante i ritmi della campagna non siano poi meno faticosi di quelli del ristorante, sembra perfettamente a suo agio in questa nuova realtà.
Già da qualche anno si era trasferito con la moglie Antonietta e i due figli nella splendida tenuta di Piantoli: 30 ettari di terreno incolto e un rudere abbandonato era quel che restava del “giardino” della famiglia Galdieri, antichi signori di Conca della Campania. Loro hanno trasformato il rudere in un bellissimo casale con i muri in pietra viva, il salone con l’ampio camino, la sala degustazione con tanto di vecchio bancone in legno e affettatrice Berkel rossa scintillante, quattro camere per gli ospiti arredate con bei mobili d’epoca raccolti negli anni da Berardino e Antonietta (collezionista di pizzi e ricami) ma anche una moderna cucina.
A Terre di Conca – dove oltre ai corsi di cucina, c’è in programma la creazione di un vero e proprio laboratorio di ricerca sui cibi tipici locali – si trova una cucina “povera”, fatta di sapori veri e intensi come è ormai difficile trovare altrove, a base di piatti della tradizione locale e di quel che offre la natura: in inverno non manca mai il maiale (anche in molti sughi della tradizione, come ragù e “genovese”), in primavera e estate abbondano le verdure mentre in autunno il bosco dona funghi e castagne.
Della cucina si occupa Antonietta, bravissima cuoca che nel week end (durante la settimana lavora in tutt’altro ambito) si mette ai fornelli, mentre alcune donne del luogo cuociono nel forno a legna pagnotte a lievitazione naturale e gustose pizze arrecanate con pomodoro e origano. Berardino, invece, si dedica alla terra:
«Questo è un territorio eccezionale, grazie al terreno vulcanico. Quando abbiamo comprato era tutto abbandonato, ma abbiamo trovato un patrimonio unico!».
L’azienda ospita anche un vigneto di 3 ettari di primitivo e aglianicone (i primi esperimenti sono già in cantina), un oliveto con circa 300 piante di cultivar Sessanella, tantissime varietà antiche di mele – dalle deliziose annurche e limoncelle a quelle ancora non ben identificate – pere, ciliegie e altri tipi di frutta.
Poi ci sono gli animali: i maiali neri, innanzitutto, con il pelo scuro e il caratteristico “ciucaglio” (o sciacquaglie, escrescenze ai lati del muso che richiamano i pendagli degli orecchini femminili), che crescono allo stato semibrado nel bosco: durante l’anno mangiano quello che dà la terra – zucche, mele – poi nel periodo precedente alla macellazione si mettono all’ingrasso con ghiande e castagne.«In queste zone il maiale era una preziosa risorsa; cresceva al risparmio, poi alla fine gli si dava il
meglio per avere le carni più buone» racconta Berardino. Proprio dai suoi ricordi di famiglia nasce la stringata: «mio padre aveva un vero e proprio culto per il maiale,
e già pensava a come utilizzarlo in modo diverso, rivalutando i tagli meno nobili. Io, dopo 40 anni, ho realizzato la sua idea».
Pancetta, lombo e il saporito lardo dei maiali più grandi (lui li porta a circa 2,5 quintali, sfatando il mito che questa razza non sia adatta a raggiungere grandi pezzature) vengono trasformati in questi salumi monumentali ripiegati su stessi, cuciti e stretti tradue assi di legno. Dopo la salatura, una leggera affumicatura (ma ora sé alla prova una variante senza fumo) e la prima stagionatura in luogo asciutto, la stringata fa altri 8 mesi in grotta: dopo un anno è perfetta. Ottimi sono anche prosciutti, capicolli e guanciali, così come le soppressate e le salsicce ricavate dagli animali più piccoli.
A Terra di Conca si allevano anche polli e faraone per il ristorante (aperto su prenotazione nei week end e tutte le sere in estate) e i prelibati capponi che, dopo un anno di assenza a causa dell’aviaria, torneranno per il prossimo Natale. «Siamo andati più volte in Francia a vedere come allevano le galline di Bresse» racconta lui,
che ama la ricerca e la sperimentazione. Osservando il suo sguardo inquieto, viene da chiedersi quale sarà la sua prossima mossa.”